La dichiarazione dell’europarlamentare Achille Variati sull’accordo Italia-Albania per la gestione dei migranti. A seguire l’interrogazione firmata da Variati:
La dichiarazione: “Con un colpo di teatro dal sapore propagandistico, la Presidente del consiglio ha annunciato che l’Albania “riceverà” ogni anno (come fossero pacchi) 36 mila migranti, che “ospiterà”, si fa per dire, in due giganteschi Centri di permanenza per il rimpatrio. Insomma, spediamo in un altro Paese i migranti che non riusciamo a gestire, anche se i numeri italiani sono molto più piccoli di quelli tedeschi, francesi, persino spagnoli.
Il tema è complesso, sarà da capire se la scelta viola le regole europee, e ovviamente c’è il fronte dei diritti umani individuali che non può essere ignorato. Ma al di là di tutto, la realtà è quella di un governo nato sulla promessa del “blocco navale” e dello stop agli arrivi che si trova invece con il numero record di sbarchi in un anno. E che rinuncia a gestire il tema a livello europeo, rivedendo Dublino, e persino nazionale, lavorando per l’integrazione economica pur necessaria al nostro sistema industriale.
E che cerca la soluzione più facile: allontanare il problema per fingere che non esiste. Scaricandolo sui territori, o, con quest’ultima trovata, oltre confine”.
Il testo dell’interrogazione: “L’Italia ha stipulato un protocollo di intesa con l’Albania per la gestione dei flussi migratori, che prevede l’utilizzo del porto di Shengjin e l’area interna di Gjader per realizzare strutture di ingresso, per procedure di sbarco e identificazione, e di accoglienza temporanea e di rimpatrio di cittadini di paesi terzi salvati in operazioni SAR da navi militari italiane.
Il protocollo presenta criticità in merito alla violazione di norme europee e internazionali che impongono lo sbarco in un porto sicuro più vicino, il diritto a chiedere protezione internazionale e le garanzie a tutela della libertà personale.
La Commissione non ritiene che la consegna delle persone soccorse in mare alle autorità albanesi possa costituire un’ipotesi di respingimento collettivo analoga a quella riscontrata nel caso Hirsi Jamaa e altri c. Italia?
Il protocollo non rischia di creare disparità di trattamento tra persone soccorse nel Mediterraneo da navi civili e da navi militari, che per questa sola ragione verrebbero esposte a procedure accelerate in territorio extra-UE?
Il protocollo non rischia di ledere i diritti di difesa e le garanzie della libertà personale previsti dalla Costituzione italiana e dalle norme europee e internazionali in materia di rimpatri e procedure per il riconoscimento della protezione internazionale?”