Liliana Segre non è donna che si fa intimidire, e ha detto che non rinuncerà alla sua vita per l’odio dei fanatici. Ma quell’odio è un problema.

C’è davvero qualcosa che non va nella nostra società se una signora di 93 anni, senatrice a vita della Repubblica, che a 13 anni fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, sopravvivendo per raccontarlo, deve oggi – 80 anni dopo – rivivere una stagione di aggressioni, insulti, “minacce pazzesche” come le definisce lei.
Liliana Segre non è donna che si fa intimidire, e ha detto che non rinuncerà alla sua vita per l’odio dei fanatici. Ma quell’odio è un problema. Non solo per chi odia ma per tutti noi. Si può davvero odiare qualcuno per la sua storia familiare? Per la sua religione? Si può essere così ignoranti e accecati da non riuscire a distinguere tra le scelte di un governo, verso il quale la critica è sempre legittima (nel caso del governo Netanyahu direi persino sacrosanta), e un intero popolo?
Abbiamo imparato così poco, o ci siamo dimenticati così tanto, da poter permettere all’orrore dell’antisemitismo di tornare a diffondersi nel nostro tempo?

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