L’inquinamento dell’aria che respiriamo non è un falso problema da politicamente corretto e isteria progressista: è una realtà che i numeri certificano, e che si sta traducendo in malattie, morti non necessarie, riduzione della qualità della vita.

Checché ne dica la destra, l’inquinamento dell’aria che respiriamo non è un falso problema da politicamente corretto e isteria progressista: è una realtà che i numeri certificano, e che si sta traducendo in malattie, morti non necessarie, riduzione della qualità della vita.
Basta guardare i dati del satellite Copernicus: la Pianura padana si conferma l’area più inquinata a livello europeo, mentre desta fortissima preoccupazione la situazione veneta. Infatti, il monitoraggio, svolto tra il 2018 e il 2022, mostra un aumento dell’inquinamento a Vicenza, Padova, Verona e Treviso.
La provincia vicentina, la mia terra, conquista un poco invidiabile terzo posto nazionale in termini di crescita di PM2.5, passando dai 15,8 ai 18,1 microgrammi per metro cubo d’aria. L’OMS pone il valore limite di 10 microgrammi relativamente ai possibili effetti sulla salute.
Però, proprio nei giorni scorsi, con infelice tempismo, la destra italiana e pure veneta e vicentina esultava per aver stoppato una legislazione più stringente a livello europeo, approvando l’ennesimo compromesso al ribasso.
Ma l’inquinamento della nostra aria non aspetta i tempi della politica: bisogna decidere che futuro vogliamo. E non si dica che l’ecologia è nemica dello sviluppo economico: se c’è la volontà politica, oggi la tecnologia consente di garantire una crescita economica sostenibile. La destra invece preferisce mettere la testa sotto la sabbia, sperando che il problema si risolva da solo. Ma così ci condanna a un futuro peggiore del presente.

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